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AZIONE DELL’OZONO La Chemiodiscolisi chimica con
Ozono (O3) utilizza questo gas incolore e irritante dotato di un caratteristico
odore pungente, instabile e con forte potere ossidante. L' Ozono viene preparato ed usato
estemporaneamente, trasformando, tramite appositi generatori, una minima
percentuale di ossigeno in ozono. Ha elevate capacità antisettiche
con alto potere battericida, fungicida e antivirale. L'Ossigeno-Ozono agirebbe secondo
meccanismi non ancora sufficientemente dimostrati mediante: 1.
migliore ossigenazione e riduzione dell'infiammazione nella sede della
patologia per azione ossidante sui mediatori algogeni della sintomatologia
dolorosa. 2.
Azione diretta dell'ozono sui mucopolisaccaridi costituenti il nucleo
polposo del disco intersomatico con
liberazione di molecole d'acqua e riduzione del volume discale in compressione
sulla radice nervosa. 3.
miglioramento della microcircolazione per risoluzione della stasi venosa
e del mancato apporto di sangue ossigenato in seguito alla compressione
meccanica esercitata dall'ernia e dalla protrusione discale sulle componenti
vasali. Questa cronica riduzione di apporto di ossigeno sarebbe responsabile in
parte del dolore, poiché le radici nervose sensitive sono sensibili all'ipossia. Il completamento
tecnico di infiltrazione periradicolare e periganglionare con una miscela
di ossigeno-ozono, cortisoni e anestetici si basa sul suggerimento parziale di
un interessante articolo pubblicato nel 1998 da Zennaro e coll[9], sull'iniezione
intraforaminale di steroidi ed anestetici nel dolore radicolare. La base
anatomofisiologica di questo trattamento risiede sul concetto del ruolo cardine
del ganglio spinale nella produzione e trasmissione del dolore ben espresso da
Rabishong.[10] L'estensione delle indicazioni ai
pazienti con la FBSS nasce dalla comprensione dei meccanismi di azione
dell'ozono che potrebbe essere sfruttata sulla componente infiammatoria cronica,
e di stasi venosa della patologia. Il suggerimento di utilizzo della
T.C. invece della tecnica già
sufficientemente testata della scopia radiologica su angiotomografo isocentrico
con braccio L/C, nasce dall'esigenza di un posizionamento meticoloso dell'ago
nel nucleo polposo, dalla possibilità di rinunciare all'uso del mezzo di
contrasto intradiscale, che pur nella sua esiguità di dose riduce la recettività
del disco all'ozono e lo spazio a disposizione, nonché dalla ricerca
topografica della sede di inoculazione intraforaminale della miscela ozono, e
steroidi-anestetico. Il confronto con le altre tecniche
percutanee dei risultati in percentuale è oltremodo soddisfacente, a fronte
della praticamente assenza di rischi e complicanze. In accordo con le opinioni e i
risultati riportati da altri autori un protocollo ragionato del trattamento
delle ernie discali complicate o meno da patologia degenerativa dovrebbe
prevedere nei pazienti portatori di ernie discali lombosacrali, con l'eccezione
dei soggetti con gravi deficit neurologici, un approccio percutaneo, qualora
fallisca una terapia conservativa medica e fisiatrica della durata di 2-3 mesi. E' opinione dell'autore la necessità
di un ampliamento delle casistiche e un allungamento del tempo di osservazione
per poter trarre conclusioni più ragionate. Comunque la chemiodiscolisi con nucleoptesi con ossigeno-ozono, con infiltrazione periradicolare e periganglionare per il suo alto rapporto di costi-benefici, l'assenza di complicanze, e la possibilità del ricorso in un secondo tempo nei casi di fallimento al trattamento chirurgico senza alcun problema causato dalla metodica risulta molto affidabile e competitiva con le altre tecniche percutanee.
METODO1.
preliminare informazione precisa del paziente sulla procedura e sulle
sensazioni che potrebbero manifestarsi durante la stessa: sensazione di scossa
elettrica per stimolazione della radice nervosa, aumento del dolore per
l'ingresso dell'ago nel disco, ulteriore aumento del dolore in caso di
somministrazione di m.d.c. intradiscale o dell'ozono intradiscale, e
periradicolare e periganglionare 2.
creazione di ambiente confortevole per il paziente (temperatura, umidità,
silenzio, interesse al trattamento
e concentrazione degli operatori). 3.
posizionamento del paziente in decubito prono , con uso di cuscino rigido
o di sistema in plexiglass o in altro materiale non radiopaco, opportunamente
conformato (a dorso di mulo) per cercare di ridurre la lordosi fisiologica
lombo-sacrale. Si preferisce l'uso del cuscino che riduce la scomodità di
posizione del paziente, a scapito però di un migliore posizionamento per
l'operatore 4.
superfluo il ricorso alla sedazione del paziente 5.
Individuazione mediante T.C. dello
spazio intersomatico da trattare. 6.
calcolo della distanza dall'apofisi spinosa al punto di ingresso cutaneo
dell'ago, che permetta con un'angolazione di 45° un'agevole puntura della parte
centrale del disco (preferibilmente il nucleo polposo) 7.
Posizionamento di punti di repere metallici e traccia mediante matita
dermografica della distanza calcolata dall'apofisi spinosa. 8.
Adeguata preparazione del campo : tricomotomia, lavaggio della cute con
soluzione saponosa (durata minuti 5), e iodizzazione con tempo di attesa dal
termine dell'operazione 3 minuti 9.
creazione di ambiente asettico (uso di materiale e indumenti sterili) 10.
Infiltrazione cutanea di 10 ml di anestetico locale
con siringa montando ago di lunghezza, in sede di puntura, prima nel sottocute
con produzione di un ponfo, e poi lungo il supposto tragitto dell'ago-operatore
attraverso i muscoli 11.
introduzione
dell'ago-operatore
lungo la direzione dell'infiltrazione anestetica (diametro circa 0,4 mm,
lunghezza circa 20 cm) con impugnatura a penna e angolazione di 45° dal piano
cutaneo,con andamento progressivo fino alla sensazione di cedimento di struttura
tesa (talvolta sensazione di "granulosità"), per l'ingresso dell'ago
nel disco 12.
Controllo, mediante scansioni assiali
giustapposte o sovrapposte di
spessore 2-3 mm. dello spazio intersomatico di interesse, della giusta posizione
dell' ago. 13.
Eventuale esecuzione di discografia T.C. mediante somministrazione di
minime quantità di m.d.c. (0.5-1 ml. di m.d.c. idrosolubile non ionico a
concentrazione il più possibile inferiore ai 300 mg.I/ml). L'esperienza e il
rigore di posizionamento e di controllo rendono superflua spesso questa
discografia , con eliminazione della pur se minima occupazione di spazio
intradiscale. 14.
Introduzione intradiscale di una miscela di O2 e O3 in quantità di 3-10
ml. a concentrazione di circa 27 micromoli.
La resistenza iniziale esercitata dal disco tenderà a scemare dopo il
mantenimento dello stantuffo della siringa in pressione per 10 secondi. In caso
di disco degenerato o di cedimento dell'azione di contenimento dell'anulus
l'introduzione della miscela sarà più agevole. 15.
esecuzione di controllo T.C. della distribuzione della miscela 16. Dopo opportuno posizionamento dell'ago nel forame di coniugazione, (calcolo sull'immagine T.C. assiale della distanza tra la punta e il forame), un altro quantitativo di miscela (3 ml.) viene somministrato in sede periradicolare e periganglionare,quindi somministrazione nella stessa sede di una soluzione di cortisonico (es. Depomedrol 40 mg) e anestetico locale (es. marcaina al 0,50% (2 ml). 17.Esecuzione di nuovo controllo T.C. 18.
Al termine del trattamento il paziente viene invitato a passare dalla
posizione prona a supina sulla barella. 19.
Viene consigliato quindi decubito supino per circa 2 ore All'atto di ammissione il paziente risponderà ad un questionario concernente le caratteristiche del dolore, la sua durata, e l'influenza sulle capacità lavorative, ricreative e sociali del soggetto, secondo una graduazione di gravità e di impedimento (colonna del "prima".) Il trattamento può avvenire in
regime di day hospital o di one-day-surgery, per soddisfare le necessità
burocratico-amministrative dell'azienda
ospedaliera. Viene somministrato per via
parenterale un antibiotico a largo spettro 1 ora prima del trattamento,e quindi
proseguito secondo lo schema della "short term prophilaxis" All'atto della dimissione viene
consigliato un periodo di 48 ore di riposo domiciliare non assoluto, con inizio
di fisiocinesiterapia specifica e massoterapia dal 3° giorno. Viene consegnato un "libretto
di istruzioni " che informa ulteriormente circa la patogenesi del dolore,
il trattamento eseguito, e guida alla graduale ripresa delle attività
lavorative, sportive e ricreative. Il paziente avrà un contatto
telefonico col neuroradiologo operatore. La visita di controllo avverrà a
distanza di 2 mesi dal trattamento, quando il paziente compilerà la colonna del
"dopo" del questionario, che raffigurerà la situazione attuale. RISULTATII risultati ottenuti sono riportati in tabella con controllo
clinico almeno dopo 3 mesi dal
trattamento e sono raggruppati in ragione della tipologia della patologia e
secondo il metodo di valutazione di Mac Nab modificato: 1)
Eccellente: risoluzione del dolore e ritorno alle normali
attività lavorative, sportive e ricreative svolte prima della comparsa del
dolore, 2)
buono o sufficiente risultato con rare, episodiche
contratture muscolari spesso in relazione con eccessivo carico di lavoro o sport
3)
mediocre o scarso con riduzione parziale del dolore ad di
sotto del 70% e passaggio ad altra attività lavorativa o ad altra mansione,
sospensione dell'attività sportiva svolta prima della comparsa di
sintomatologia, con ricorso al trattamento chirurgico, qualora indicato
Il
Decorso post-trattamento nei
pazienti con risultati eccellenti, buoni, o sufficienti è avvenuto secondo le
modalità usuali con 1.
Immediata remissione totale o parziale del dolore 2.
periodo di stabilità della situazione clinica o anche di lieve
peggioramento nelle due settimane seguenti 3.
seconda fase di miglioramento che si sviluppa nell'arco di circa 8
settimane. I pazienti con risultati
insufficienti hanno avuto dopo il trattamento assente o modesta riduzione del
dolore, talvolta della durata di massimo 48 ore.
Non sono segnalate complicazioni
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L I N K s
International Journal of Ozonetherapy Rivista Italiana di Ossigeno-Ozonoterapia ![]()
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